
L’articolazione dell’anca è composta da due componenti:
- un’emisfera piena che è la testa del femore;
- un’emisfera vuota che è l’acetabolo, formato dall’unione di 3 ossa pelviche (ileo, pube e ischio).
In un’articolazione sana, queste due componenti sono saldamente unite dalla capsula articolare e la testa femorale si muove ben centrata nella cavità formata dall’acetabolo.
Nei neonati e nei bambini affetti dalla displasia dell’anca, l’articolazione non si è formata normalmente, la sfera formata dalla testa femorale non è saldamente ancorata nell’acetabolo e quindi può lussarsi.
In tutti i casi di displasia congenita dell’anca, l’acetabolo non è abbastanza profondo, di conseguenza, la sfera formata dalla testa femorale non vi alloggia in maniera congruente. Questo si associa inoltre a un’instabilità causata da un’eccessiva lunghezza dei legamenti che servono a mantenere la testa del femore nella sua sede.
Il grado d’instabilità dell’anca varia da paziente a paziente e si possono descrivere tre casistiche principali:
- anca sublussabile: è la situazione meno grave, nella quale la testa del femore è instabile, ma non si lussa;
- anca lussabile: in questi casi la testa del femore si trova normalmente all’interno dell’acetabolo ma puó essere lussata con una manovra specifica praticata dal Medico
- anca lussata: rappresenta il quadro più grave in cui la testa del femore giace al di fuori dell’acetabolo senza mai entrarvi in contatto.
La lussazione congenita dell’anca colpisce più frequentemente il lato sinistro, ma entrambe le anche possono essere affette contemporaneamente, anche con livelli di gravità diversi.
A che età si presenta la displasia dell’anca?
La displasia dell’anca si presenta più comunemente alla nascita, ma può svilupparsi nel corso del primo anno di vita.
Quali sono i fattori di rischio?
Esiste una predisposizione genetica per la displasia dell’anca, quindi non è infrequente trovare bambini affetti in cui è presente una storia familiare di questo disturbo.
I fattori di rischio sono:
- sesso femminile;
- primogenita/o;
- presentazione podalica;
- familiarità;
- poco liquido amniotico (oligoidramnios).
Quali sono i sintomi della displasia dell’anca?
Non sempre ci sono sintomi della displasia dell’anca, soprattutto nei quadri più sfumati di displasia, il bambino può essere completamente asintomatico.
È necessaria una valutazione da parte dell’ortopedico pediatrico se il neonato presenta:
- arti inferiori di lunghezza differente;
- asimmetria delle pieghe cutanee;
- asimmetria di mobilità e flessibilità delle anche;
Nel bambino più grande è consigliata una valutazione da parte dell’ortopedico pediatrico se zoppica, se cammina sulle punte dei piedi o se l’andatura è instabile.
Come si esegue l’esame fisico e strumentale del bambino?
L’ortopedico pediatrico effettua delle manovre che non sono dolorose per il bambino, alla ricerca di segni d’instabilità delle anche.
I test più comunemente utilizzati sono lo scatto di Ortolani, la manovra di Barlow e il segno di Galeazzi.
L’ortopedico pediatrico individua i bambini a rischio per displasia congenita dell’anca; questi verranno sottoposti successivamente a un esame ecografico (molto accurato fino al 4-5 mese di vita).
Il bambino più grande verrà poi sottoposto anche alla radiografia del bacino.
Qual è il trattamento per la displasia dell’anca?
Se scoperta presto, la displasia dell’anca può essere trattata efficacemente con un tutore o con un divaricatore.
Se l’anca non è lussata o lussabile alla nascita, la displasia potrebbe essere notata quando il bambino inizia a camminare.
In questo caso il trattamento diventa più complesso, con risultati non sempre ottimali.
Esistono due tipi di trattamento: non chirurgico e chirurgico.
Il trattamento non chirurgico varia a seconda dell’età del bambino:
- il neonato viene posizionato in un tutore morbido, chiamato tutore di Pavlik, per un tempo variabile tra le 12 e le 18 settimane. Questo tutore permette di mantenere l’anca in un range di movimento che ne favorisce lo sviluppo ottimale, un corretto rimodellamento delle ossa e della cartilagine e rinforzando i legamenti. I genitori svolgono un ruolo importante in questa fase, l’ortopedicosaprà consigliarli nel corretto uso del tutore e nella gestione quotidiana del bambino (cambio del pannolino, pulizia, alimentazione ecc.);
- da 1 a 6 mesi: il trattamento è simile a quello del neonato, l’anca affetta da displasia congenita viene riposizionata mediante l’uso del tutore di Pavlik, che viene mantenuto continuativamente, 24 ore al giorno, per 6 settimane e part-time per ulteriori 6 settimane.
Se l’anca non rimane centrata nella posizione corretta mediante il tutore di Pavlik, l’ortopedicopuò passare a un tutore in abduzione rigido chiamato tutore di Milgram: si tratta di un tutore rigido, di plastica e metallo, che mantiene l’anca in posizione fissa.
Nei casi più complessi, quelli resistenti al trattamento con tutore, si rende necessaria una procedura sotto anestesia: l’ortopedico pediatrico immobilizza l’anca nella posizione corretta e successivamente confeziona un gesso, che si estende dal torace al piede, che manterrà l’anca ridotta in posizione, favorendone la maturazione. - da 6 mesi a 2 anni: il bambino viene inizialmente trattato con una manovra di riduzione, sotto anestesia generale, e poi l’ortopedico applica il gesso. In alcuni casi però, prima del posizionamento del gesso, si utilizza la trazione degli arti al letto. Qualora si renda necessaria la trazione, il bambino deve rimanere a letto per tutto il tempo del trattamento.
Il trattamento chirurgico
- da 6 mesi a 2 anni: se la riduzione in anestesia e il gesso falliscono nel ridurre la lussazione dell’anca, si rende necessario l’intervento chirurgico. Mediante un’incisione in corrispondenza dell’anca l’ortopedico pediatrico può visualizzare direttamente l’anca ed i tessuti molli circostanti, e ricostruire l’articolazione in modo da renderla congruente. In alcuni casi si rende necessario anche accorciare il femore, di 1 o 2 centimetri, per permettere il corretto posizionamento dell’articolazione. Al termine dell’intervento si procede all’ingessatura.
- dopo i 2 anni: in alcuni bambini, la lassità articolare peggiora con la crescita e l’aumento dell’attività quotidiana. In questi casi più complessi si rendono necessarie procedure multiple sull’anca, sul bacino e sul femore, al fine di ricostruire l’articolazione. Anche in questi casi, al termine dell’intervento, s’immobilizza l’anca con un gesso.
Quali sono i tempi di guarigione della displasia?
- Tutore di Pavlik: la displasia congenita dell’anca guarisce in 12/18 settimane;
- Tutore di Milgram: 6 + 6 settimane, a volte può essere prolungato l’uso solo di notte fino all’anno d’età;
- Gesso: 12 settimane, il medico può decidere di cambiare il gesso durante il trattamento; una volta tolto il gesso, il bambino dev’essere seguito con radiografie ogni 6 mesi oppure ogni anno, fino al termine della crescita o a giudizio dell’ortopedico.
Quali sono le complicanze della displasia dell’anca?
I bambini con displasia congenita dell’anca che vengono trattati con il gesso potrebbero iniziare a camminare più tardi, nonostante ciò, quando il gesso viene rimosso, lo sviluppo psico-motorio procede normalmente.
Il tutore di Pavlik e quello di Milgram possono causare irritazioni cutanee.
Raramente può permanere una differenza in lunghezza degli arti inferiori, questo accade per una alterata circolazione del sangue a livello della porzione superiore del femore che può causare un temporaneo arresto di crescita della stessa. Questa complicanza è più frequente quando si deve ricorrere all’intervento chirurgico.
Anche quando il trattamento è effettuato correttamente, la displasia può non guarire completamente, di conseguenza in alcuni casi si deve trattare l’anca nuovamente durante la prima infanzia.
Quant’è importante la diagnosi precoce?
Quando trattata precocemente e con le metodiche corrette, la displasia dell’anca può essere guarita senza sequele.
Se non diagnosticata, o diagnosticata tardi, la displasia dell’anca può portare a un alterato sviluppo articolare, con artrosi precoce e necessità di protesizzazione durante l’età giovane adulta.
Anche se trattata adeguatamente, la displasia dell’anca può ripresentarsi dopo il termine della crescita, causando dolore e limitazione funzionale. Questo è particolarmente vero per i casi in cui il trattamento comincia dopo i 2 anni di età.